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Il Diabete fa Meno Paura

Di diabete si sente parlare spesso. O per esperienza diretta oppure perché vi si imbatte qualche famigliare o amico.
Tendiamo, altrettanto spesso, a sottovalutare questa malattia che invece andrebbe presa molto sul serio perché può provocare gravi danni alla persona. Cerchiamo, attraverso le interviste che seguono…

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ROBERTO TREVISAN

Attività lavorativa

Dal 1983 al 1988 ha lavorato come borsista nella Divisione di Malattie del ricambio dell’Ospedale civile di Padova. Dal 1988 al 1990 è stato Research fellow alla Unit for Metabolic Medicine del Guy’s Hospital di Londra. Dal 1989 al 2000 ha lavorato nella Divisione Malattie del Ricambio dell'Azienda Ospedaliera di Padova, diventando aiuto corresponsabile nel 1996. Dal 2000 è direttore dell'Unità di Malattie Endocrine - Diabetologia dell'Ospedale di Bergamo.

Formazione e specializzazioni

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1982 all’Università di Padova, si è specializzato nel medesimo ateneo in Diabetologia e Malattie del Ricambio (1985) e Medicina Interna (2001). Ha conseguito il dottorato di Ricerca in Scienze Endocrinologiche e Metaboliche (Modena, 1990).

Collaborazioni

E’ stato Presidente della Società Italiana di Diabetologia Sezione Lombarda dal 2004 al 2008. E’ stato segretario dell’European Diabetic Nephropathy Study Group dal 2003 al 2006. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Diabetologia dal 2010. E’ membro del GAT (Gruppo Approfondimento Tecnico) per il diabete per la Regione Lombardia, del comitato scientifico dei CreG per il diabete e dell’Health Technology Assessment per i microinfusori per la Regione Lombardia

Attività didattica/di ricerca

E' Autore di 125 pubblicazioni scientifiche sulle più significative riviste internazionali (peer reviewed). Dal 1992 è Professore a contratto alla Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università di Padova. Dal 2005 è docente al Postgraduate Course in Organ Transplantation dell’Università di Milano-Bicocca.

I suoi principali interessi di ricerca riguardano la nefropatia diabetica, l'insulino-resistenza e il trapianto rene-pancreas.

Principale casistica trattata

La sua attività comprende un'ampia casistica di pazienti con nefropatia diabetica. Ha organizzato l’ambulatorio per il trattamento multimodale della nefropatia in stretta collaborazione con l’Unità di Nefrologia. Ha reso disponibile la possibilità di misurare accuratamente la funzione renale mediante infusione ev di ioexolo. E’ responsabile della selezione dei pazienti diabetici candidati al trapianto rene-pancreas. Ha reso possibile la misurazione accurata della insulino-resistenza nel paziente diabetico mediante la tecnica del clamp euglicemico-iperinsulinemico. E' esperto delle nuove tecnologie applicate alla cura del diabete di tipo 1 (microinfusori e sensori per la misurazione in continuo della glicemia).

DEGLUDEC

Il degludec è un analogo basale dell’insulina caratterizzato da durata d’azione superiore alle 24 ore con un effetto metabolico distribuito uniformemente nel corso della giornata.

Quando viene iniettata, per via sottocutanea, il farmaco viene assorbito continuamente e lentamente nella circolazione portando a un effetto ipoglicemizzante uniforme e stabile. La sua azione assicura un profilo glicemico più stabile con riduzione del rischio di ipoglicemia rispetto alle insuline basali sinora utilizzate; soprattutto nelle ipoglicemie notturne, che rappresentano una delle maggiori angosce per chi è in cura con l’insulina e per i loro familiari.

Inoltre, consentono grande flessibilità nei tempi di somministrazione, non costringe il paziente a rispettare sempre lo stesso orario di somministrazione giornaliera.

E’ disponibile in Italia come soluzione in penna riempita da 100 unità/ml ed è indicata  nei diabetici che soffrono di  diabete di tipo 1 e di tipo 2 da somministrare tramite iniezione sottocutanea, una volta al giorno,.

L’iniezione può essere praticata sottocute nella coscia, nella parte superiore del braccio o nella parete addominale, cambiando ogni volta il sito di puntura nell’area prescelta.  La dose viene definita per ogni paziente. Nel diabete di tipo 1, Degludec deve essere sempre usato in combinazione a un’insulina ad azione rapida, che è somministrata per iniezione in concomitanza dei pasti.

Nel diabete di tipo 2, Degludec può essere utilizzato da solo o in combinazione con medicinali antidiabetici per via orale, medicinali agonisti del recettore GLP-1 e insulina prandiale ad azione rapida.

NUOVI FARMACI GLP-1 E DPP-4

Il GLP-1 (Glucagon-like peptide 1) è un’incretina, ormone prodotto a livello gastrointestinale dalle cellule L dell’ileo/colon e ha la funzione, a maggior ragione dopo i pasti, di ridurre la glicemia.

Permette l’aumento della secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas, diminuisce la secrezione di glucagone (antagonista dell'insulina) da parte delle cellule alfa del pancreas, favorisce lo svuotamento gastrico e fa diminuire l'appetito.

Il GLP-1 però, in pochi minuti, viene disattivato dall'enzima DPP-4 (dipeptidil-peptidasi IV). Dato che la produzione di GLP-1 diminuisce col diminuire della glicemia, il suo controllo sulla glicemia è regolato, evitando così ipersecrezione di insulina e conseguenti pericolose ipoglicemie. Alcuni farmaci utilizzati nella terapia orale del diabete di tipo 2 agiscono sul sistema delle incretine riproducendo l'azione del GLP-1 o interrompendo l'enzima responsabile della sua degradazione, l’DPP-4.

Nel 2005, la US Food and Drug Administration ha approvato il primo farmaco incretinomimetico, exenatide, un recettore GLP-1 analogo resistente alla degradazione della DPP-4, come terapia aggiuntiva per i pazienti con diabete di tipo 2. Attualmente sono in commercio altri 3 farmaci iniettvi di questo tipo: liraglutide, lixisenatide e dulaglutide.  Dal 2006 è stato invece approvato il primo farmaco orale, il sitagliptin, un inibitore dell’enzima DPP-4, per l'utilizzo in monoterapia o in combinazione con altri farmaci orali.

Questi farmaci migliorano la capacità dell'organismo di controllare la glicemia, aumentando i livelli di concentrazione delle incretine attive sia dopo l’ingestione dei pasti, sia durante la giornata. Il loro meccanismo d'azione è diverso da quello di altri farmaci anti-diabetici attualmente disponibili. Gli inibitori dell’enzima DPP-4, aumentando i livelli di GLP-1 a digiuno e postprandiale,  riducono l'iperglicemia, stimolando la secrezione di insulina dalle cellule beta, diminuendo la secrezione di glucagone dalle cellule pancreatiche alfa, e allo stesso tempo riducendo la produzione di glucosio da parte del fegato.

Esistono in commercio quattro farmaci inibitori dell’enzima DPP-4: vildagliptin, sitagliptin, saxagliptin e linagliptin.

MICROINFUSORI

I microinfusori sono piccoli dispositivi delle dimensioni di un piccolo telefono cellulare che vengono indossati esternamente e possono essere discretamente fissati alla cintura, infilati in una tasca o nascosti sotto i vestiti, collegati ad un sensore che viene posizionato sulla pelle. Somministrano in continuo dosi precise di insulina ad azione rapida per soddisfare le esigenze del nostro organismo e possono erogare boli aggiuntivi di insulina "su richiesta" sia prima dei pasti che per correggere una glicemia alta. Questi dispositivi sono dotati di calcolatori (le cui impostazioni sono concordate col medico) che aiutano a determinare la corretta dose di insulina da somministrare.

I microinfusori hanno pulsanti per programmare le dosi di insulina, uno schermo LCD che visualizza non solo la programmazione, ma anche i valori di glicemia derivanti dal sensore, un vano batterie e un comparto per il serbatoio che contiene insulina.

Il set di infusione comprende un tubo sottile che va dal serbatoio al sito di infusione sul corpo. La cannula viene inserita, grazie a un applicatore, nel sottocute e viene cambiata ogni due o tre giorni. E’ un’operazione molto semplice da svolgere.

Attraverso il sensore, la glicemia può essere monitorata continuativamente durante la giornata, e il valore può essere visto sullo schermo del microinfusore o su un dispositivo dedicato.

Con il microinfusore associato a sensore per la glicemia, è molto più facile gestire il diabete: quando si desidera mangiare non occorre più eseguire un’iniezione di insulina, ma basterà azionare un tasto del microinfusore. Se la glicemia tende ad abbassarsi, per esempio, durante o dopo attività fisica è facile ridurre, sempre premendo un tasto, la velocità di infusione basale dell’insulina. In poche parole rende la vita più libera e flessibile, senza la necessità di rigidi orari per i pasti.

INTERNATIONAL MEDICAL SCHOOL

L’International Medical School (IMS) è una geniale idea dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dell’Università del Surrey, dell’Università di Bergamo e dell’ASST Papa Giovanni XXIII che formerà una nuova figura professionale di medico ad alto profilo.

Dall’anno accademico 2017/18, ogni anno, circa 35 studenti provenienti dall’estero (solo 5 italiani) saranno selezionati grazie a un test in lingua inglese. IL corso di medicina di 6 anni sarà basato su una didattica innovativa e non classica con lezioni frontali: lo studente di medicina dovrà collaborare con i compagni di corso alla soluzioni dei casi clinici che saranno loro proposti durante la loro costante presenza nell’Ospedale Papa Giovanni XXIII.

I primi due anni si svolgono in Bicocca per i corsi di base per acquisire gli strumenti per affrontare poi le attività cliniche in ospedale.

Durante gli ultimi quattro anni gli studenti, ognuno affiancato da un tutor, affronteranno, suddivisi in piccoli gruppi, i reali casi clinici presenti nell’Ospedale Papa Giovanni XXIII.

Il contatto diretto con i pazienti sarà lo strumento fondamentale del metodo didattico. Il corso sarà suddiviso in 7 percorsi di apprendimento: cardiovascolare, onco-ematologia, locomotore, tratto digerente ed epatologia, nefrologia e urologia, materno-infantile e neuroscienze. Lo scopo principale del nuovo corso universitario è formare il medico del futuro non solo con solide capacità scientifiche e tecnologiche, ma anche con sensibilità e empatia al contesto sociale in cui i pazienti sono inseriti, in grado di saper collaborare e lavorare in squadra per individuare insieme le migliori scelte diagnostiche-terapeutiche.

E’ un grande salto qualitativo nella quale, un piccolo gruppo di studenti selezionati potrà essere formato, curando aspetti scientifici, umani e psicologici che sono alla base della professione medica.