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«Le Case di Comunità sono strutture di territorio, vicine alla popolazione, dove una ventina di medici a turno possono garantirne l’apertura per 12 ore al giorno 7 giorni a settimana, contro le attuali 15 ore a settimana che ogni singolo medico di medicina generale mette a disposizione, che in questo modo possono fare da freno al sovraffollamento dei Pronto Soccorso negli ospedali.
Le Case di comunità, con al loro interno medici, infermieri, pediatra, psicoterapista, fisioterapista, segreteria informatica e tutta una serie di apparecchiature per analisi di routine, possono affiancare la telemedicina alle visite a domicilio, il mondo del volontariato e il Terzo Settore, che sarebbe da inserire nelle Case di Comunità, creando le premesse per far si che si riservi il Pronto Soccorso solo per le emergenze e gli Ospedali per gli interventi complicati.
Esempi di Case di Comunità che già funzionano ve ne sono in Emilia Romagna, Toscana ed Umbria. Abbiamo i soldi del PNRR anche per il settore sanitario: usiamoli. Serve lo sforzo congiunto di tutti, i medici che devono aderire alla proposta, le regioni che devono predisporre e coordinare i centri ed i pazienti che dovranno prendere dimestichezza con la nuova modalità di erogazione del servizio sanitario».